Governare un bosco significa gestirlo attraverso forme selvicolturali diverse. Le forme di governo tipiche sono due: governo a ceduo e governo ad alto fusto (fustaia).
La differenza sostanziale fra ceduo e fustaia è il tipo di riproduzione che si utilizza per la formazione delle nuove piante. Nella fustaia si utilizza la rinnovazione gamica da seme (favorisce una ricombinazione genetica), nel ceduo si sfrutta la riproduzione agamica (individui con lo stesso patrimonio genetico).
IL GOVERNO A CEDUO:
Il governo a ceduo è possibile solo per un bosco di latifoglie, perché a differenza delle conifere, hanno la possibilità di generare, grazie a gemme dormienti, dei nuovi fusti al momento della recisione del fusto della pianta “madre” dalla ceppaia. I nuovi fusti che si rigenerano da questa ceppaia per rinnovazione agamica hanno lo stesso patrimonio genetico della pianta dalla quale si sono generati.
.: Ceduo semplice: in cui al momento del taglio tutti i fusti vengono tagliati, quindi il bosco che si forma è coetaneo.
.: Ceduo a sterzo: in cui al momento del taglio vengono tagliati soltanto i fusti più vecchi, il bosco quindi è disetaneo, sulla stessa ceppaia convivono polloni di età differente.
.: Ceduo matricinato: al momento del taglio vengono rilasciate un certo numero di piante nate da seme (rinnovazione derivante da riproduzione gamica) o da polloni meglio conformati, per assicurarsi una adeguata riserva di seme e sostituire le ceppaie che ormai sono invecchiate e quindi non più adatte ad un taglio di ceduazione. Il resto delle piante viene trattato come un ceduo semplice.
Il governo a ceduo permette di velocizzare l’accrescimento di nuovi fusti che sfruttano l’apparato radicale già esistente. Questo governo viene utilizzato soprattutto per la produzione di legna da ardere, e per gli impianti di produzione di biomassa.
Nei prossimi giorni tratteremo il governo a Fustaia.
Didascalie Foto:
n.b. le foto sono numerate dall’alto verso il basso
.: Foto 1 in alto a sinistra: taglio di ceduazione. Da questa foto si può ben capire come funziona il taglio di ceduazione, dopo il taglio del fusto principale, le latifoglie sono in grado di ricacciare nuovi polloni, che vanno a costituire i nuovi fusti.
.: Foto 2 al centro: ceduo di castagno, si possono riconoscere i fusti più piccoli, derivati da piante ceduate, mentre i fusti con diametri maggiori sono quelli delle matricine rilasciate, per la produzione di seme.
.: Foto 3 a destra: tagliata di ceduo di castagno. Subito dopo il taglio le matricine sono ben visibili.
.: Foto 4 a destra: ceduo di Faggio. In questa foto sono ben visibili le matricine, di dimensioni molto maggiori rispetto alle piante ceduate che sono riconoscibili dalla presenza di più di un solo fusto. Dall’immagine è evidente anche l’ultilizzo che viene fatto del legname. dalla catasta che appare sulla sinistra, si deduce che l’utilizzo sia quello per la legna da ardere.
Per fare domande potete inviarci un e-mail all’indirizzo info@inachis.org o commentare qui sotto.
4 comments
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Enrico giornalista
27 giugno 2013 a 11:53 (UTC 0) Link a questo commento
OGNI QUANTI ANI SI PUO O DEVE TAGLIARE UN BOSCO CEDUO ??
PER ESSERE INTERESSANTE SUL PIANO ECONOMICO nel DIAMETRO DELLE PIANTE ?
E A QUANTO VA A QUINTALE A LIVELLO MEDIO NAZIONALE ?
tel. 345. 22 23 861
aldo loris cucchiarini
23 marzo 2014 a 17:41 (UTC 0) Link a questo commento
Vorrei un parere sul ceduo in generale. Vivo in Appennino e vedo che tale coltura genera una serie di problemi.
Le maestranze sono al 100 per cento europeo orientali e lavorano a cottimoi e dubito che vengano rispettate le norme sulla sicurezza; sarebbe anche interessante vedere che contratti hanno, se li hanno. A parte questo, le tagliate perturbano il naturale flusso delle acque e si producono frane di ogni dimensione. Le piste da esbosco vengono costruite ovunque e in modo sovrabbondante e anche queste determinano dissesto diffuso. Nelle tagliate, talvolta estese per parecchi ettari, il suolo viene visibilmente rimosso dalle acque meteoriche. Il paesaggio forestale poi, nelle aree dove si cedua, è davvero avvilente e mostra deprimenti aree scoperte che si alternano a malandati cescpuglieti, perchè chiamarli boschi pare improrpio. La fauna selvatica non trae cerrto giovamento da un simile trattamento, dato che il ceduo rappresenta una fase instabile nell’esistenza del bosco e in pratica ci troviamo in presenza di un ecosistema precario, che alberga al massimo animali legate alle prime fsi dell’insediamento del bosco, non certo alle specie più esigenti. Non sarebbe meglio cominciaare a progettare una gestione diversa, che preveda l’esistenza di boschi veri ?
katty
30 giugno 2014 a 08:58 (UTC 0) Link a questo commento
Salve ho ereditato da poco un bosco ceduo di 5398 metri quadri situato a Castelcucco. Ricordo che c’erano dei castagni…ma non ho idea di che altre piante possano esserci. Inoltre è accessibile da una stradina(assolutamente non percorribile in auto dato che il bosco è in pendenza e la stradina è percorribile solo a piedi o con mezzi appositi(credo)). Io purtroppo di boschi proprio non me ne intendo e perciò sono intenzionata a venderlo a qualcuno che sappia come gestire un bosco. Volevo sapere su che cifre devo stare. p.s. il bosco è da circa 6/7 anni che non viene seguito quindi le piante sono cresciute, anche se ancora non ho capito se il non averlo seguito per cosi tanto tempo sia una cosa buona o no…. grazie infinite per il tempo dedicatomi, Katty.
inachis.org
12 luglio 2014 a 13:09 (UTC 0) Link a questo commento
Salve,
per quanto riguarda questo tipo di consulenza sul valore del bosco dipende da dove è situato, che tipo di piante ci sono e come è governato. Da quanto tempo non viene tagliato… e molti altri fattori che solo una consulenza tecnica potrà rispondere alla sua domanda.